La consultazione AGCOM sulla Revisione delle linee guida in materia di prominence dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale (SIG) rappresenta un passaggio cruciale per il futuro della radiofonia italiana.
Nel pieno della transizione digitale, infatti, la definizione delle modalità con cui i contenuti radiofonici vengono presentati su dispositivi connessi – dalle smart TV ai sistemi automotive – avrà un impatto diretto sul pluralismo, sull’accessibilità e sulla sopravvivenza delle emittenti locali.
In questo contesto, assume un peso particolare il tema della neutralità tecnologica, tanto più importante oggi che il DRM e il rilancio delle onde medie/AM stanno tornando protagonisti, anche grazie ai primi nulla osta e alle prime autorizzazioni sperimentali rilasciate dal Ministero.
Onde medie e DRM: un fronte ampio e preparato
All’interno della consultazione, diversi soggetti hanno espresso chiaramente la necessità di tutelare non solo la FM e il DAB+, ma anche l’AM analogica e, soprattutto, il più moderno e flessibile DRM30. Ecco chi ha preso posizione in modo netto:
• OMItaliane
Ha sottolineato la necessità di includere da subito i servizi DRM nel paniere dei SIG, evidenziando che il quadro tecnologico è mutato dopo il rilascio delle prime autorizzazioni ministeriali. Ha inoltre chiesto che automotive e ricevitori digitali supportino obbligatoriamente AM e DRM, per garantire continuità informativa e pluralismo.
• Associazione Galileo News
Ha richiamato l’attenzione sul valore informativo delle emittenti in onde medie, evidenziando che la disattivazione o la marginalizzazione dell’AM comprometterebbe la diversità delle fonti e della partecipazione civica.
• DRM Consortium
Ha richiesto l’inserimento esplicito dei servizi DRM nel paniere dei SIG, ricordando che tutti i dispositivi moderni dovrebbero poter ricevere AM e DRM, come avviene già in molti paesi.
• Associazione Garda Viva
Ha sottolineato la necessità di evitare esclusioni arbitrarie delle piattaforme analogiche e digitali sulle onde medie, ribadendo che il pluralismo passa anche dalla disponibilità delle tecnologie storiche e delle loro evoluzioni.
• Angelo Brunero
Ha puntualizzato che i costruttori devono garantire la ricezione non solo del DRM ma anche dell’AM analogica, senza la quale molte radio locali non potrebbero continuare a operare.
• Regional Radio
Ha chiesto che i servizi DRM siano riconosciuti preventivamente come SIG, anche prima di una piena diffusione commerciale, per evitare discriminazioni e garantire un accesso equo alle interfacce dei dispositivi.
DRM: lo standard necessario per il futuro della radio locale

Il Digital Radio Mondiale (DRM30) è l’unico standard digitale capace di operare nelle bande AM con una copertura vasta, costi ridotti e un rapporto qualità/spettro eccezionale.
È:
- aperto e non proprietario
- compatibile con l’infrastruttura esistente
- perfetto per l’emergenza e la protezione civile
- economico per le piccole emittenti locali
Il Ministero italiano ha già rilasciato 4 nullaosta per le prime trasmissioni sperimentali, segno che si riconosce la validità di questa tecnologia e il suo ruolo nella modernizzazione del Paese.
Ignorarlo – o peggio, escluderlo dai SIG – significherebbe rallentare l’innovazione e penalizzare decine di realtà locali.
Prominence: un’opportunità che non può diventare discriminazione
La principale finalità della prominence è garantire all’utente accesso immediato ai contenuti gratuiti di interesse generale.
La missione è giusta.
Il problema emerge quando la prominence:
- favorisce alcune tecnologie rispetto ad altre,
- esclude segmenti radiofonici interi,
- ignora l’evoluzione degli standard digitali,
- dimentica i territori periferici e rurali.
La prominence deve essere costruita sulla qualità dei contenuti, non sulla piattaforma con cui vengono trasmessi.
Il caso Aeranti-Corallo: una posizione inaccettabile e contraddittoria

Sorprende e delude la posizione ma sopratutto la mancanza di conoscenza del settore di Aeranti-Corallo, che nella consultazione ha affermato che:
“….i servizi radiofonici distribuiti in AM non debbano rientrare tra i SIG perché tecnologia desueta”.
Una dichiarazione incomprensibile per un’associazione che dovrebbe tutelare:
- le radio locali,
- la libertà di espressione,
- il pluralismo,
- l’innovazione accessibile alle piccole emittenti,
- e soprattutto tutte le piattaforme, senza discriminazioni.
Definire l’AM “superata” significa ignorare:
- il ruolo delle onde medie nelle comunicazioni di emergenza,
- il fatto che mezza Europa sta rilanciando l’AM digitale,
- che il DRM è operativo e autorizzato in Italia,
- che la costante crescita delle emittenti inAm e il lavoro di centinaia di maestranze che lavorano all’interno delle strutture altro che hobbisti
Una presa di posizione che rischia di fare danni concreti al settore e che contraddice il principio stesso per cui Aeranti è nata.
Il ruolo dell’automotive: la vera partita da non perdere

È nei veicoli che si gioca gran parte della battaglia per il futuro della radio.
OMItaliane e molti partecipanti hanno chiesto:
- l’obbligatorietà del supporto AM e DRM nei sistemi infotainment,
- il mantenimento fisico della banda AM nei ricevitori,
- l’inclusione delle piattaforme di onde medie nei menu prominence delle dashboard digitali.
Se l’Autorità non interverrà con decisione, le auto rischiano di diventare dispositivi ostili per le radio locali, lasciando spazio solo a FM e DAB+ e ignorando standard innovativi e accessibili.
Perché è fondamentale una regolamentazione neutrale e completa
La consultazione dimostra che:
- il mercato sta cambiando velocemente;
- il DRM non è più “teoria”, ma realtà operativa;
- il pluralismo si difende solo mantenendo aperto tutto il ventaglio tecnologico.
Le richieste di OMItaliane e delle altre associazioni pro-AM/DRM non sono ideologiche:
sono pragmatiche, ancorate alla sostenibilità economica delle radio locali e alla necessità di garantire un servizio informativo diffuso, resiliente e accessibile a tutti.
Conclusione: un appello all’AGCOM

L’AGCOM ha oggi l’occasione storica di:
- correggere distorsioni,
- proteggere davvero il pluralismo,
- valorizzare tutte le radio,
- e guidare il Paese verso una radiofonia moderna ma inclusiva.
Il settore si aspetta una regolamentazione che non cancelli tecnologie e non favorisca modelli unici, ma che riconosca il valore delle radio locali – in FM, DAB+, AM e DRM – come patrimonio culturale, sociale e informativo dell’Italia.
Leggi la versione integrale della delibera AGCOM 250/25/CONS qui

















































