Si parla moltissimo di inclusività, di pluralità e di “nuove frontiere della radio”.
Ogni giorno, nei convegni e sui social, professionisti e consulenti ci spiegano come la radio sia “di tutti”.
Eppure, quando si tratta di riconoscere il ruolo delle onde medie, cala un silenzio imbarazzante.
Dal 2017, grazie alla Legge 115/2015, sono nate oltre 30 nuove emittenti private in onde medie: non semplici sperimentazioni, ma radio territoriali e comunitarie che conoscono il loro pubblico, raccontano i propri territori e costruiscono relazioni reali.
Le onde medie dimostrano che la radio può essere inclusiva, economica e digitale, senza rincorrere il DAB+ o spendere milioni in multiplex.
Il DAB+: costoso, instabile e vecchio nei contenuti
Il DAB+ viene esaltato come il futuro digitale, ma la realtà è diversa:
- Segnale spesso instabile e inascoltabile fuori dai grandi centri
- Copertura limitata che obbliga a noleggiare costosi multiplex
- Contenuti fermi agli anni ’80: format fotocopia, conduzioni stanche, zero sperimentazione
Onde medie: la sfida reale ai network

Il risultato? Una radio digitale senza anima, che riproduce vecchi modelli a costi enormi, mentre le vere radio indipendenti resistono con pochi mezzi ma contenuti reali.
Le onde medie sfidano il DAB+ sul suo stesso terreno
- Copertura garantita su territori ampi
- Qualità digitale superiore all’FM
- Affidabilità in mobilità
- Costi sostenibili
- Contenuti radicati nella comunità
Nel frattempo, i “dabbisti” continuano a noleggiare mux illudendosi di diventare network.
Il trend reale va nella direzione opposta: radio territoriali, indipendenti e comunitarie, che vincono dove i grandi network non arrivano.
DRM30: il digitale su AM che nessuno promuove
Mentre tutti esaltano il DAB+, sta per arrivare il DRM30: tecnologia digitale per le onde medie, con:
- Qualità audio vicina al FM
- Copertura nazionale con un solo trasmettitore
- Consumi ridotti e costi sostenibili
- E non appartiene a nessun cartello industriale.
La radio si giudica dai contenuti, non dai bit

Si continua a distinguere le radio per tecnologia, non per contenuti.
Ma la radio nasce per raccontare, informare e intrattenere.
Chi oggi usa le onde medie o il DRM30 comunità e libertà, non per apparire alla moda
l futuro è territoriale, non digitale per moda
Le onde medie, oggi, rappresentano l’ultimo spazio libero dell’etere italiano.
Con DRM30 hanno una chance di rinascere in digitale senza perdere la propria indipendenza.
Forse è questo che dà fastidio: una radio che torna moderna senza passare dal mercato, che parla a chi vuole ascoltare e non a chi vuole contare.
libertà o controllo?
Le onde medie rappresentano oggi l’ultimo spazio libero dell’etere italiano.
Con l’arrivo del DRM30, hanno persino una chance di rinascere in versione digitale, senza sacrificare la loro anima indipendente.
Forse è proprio questo che dà fastidio:
- Radio che torna moderna senza passare dal mercato
- Radio che offre qualità senza chiedere permesso
- Radio che parla a chi vuole ascoltare e non a chi vuole contare
La domanda è semplice: vogliamo davvero una radio inclusiva, o solo una radio controllata dai network?
Perché l’inclusività non si misura in megabit, ma in libertà.
E il futuro, volenti o nolenti, potrebbe ancora viaggiare sulle onde medie digitali.

















































