È ora di dire le cose come stanno. La recente nota di Agcom è stata piegata e manipolata da chi intende ridurre la Radio a un monopolio di sigle e acronimi, ignorando l’essenza stessa del mezzo: pluralismo, territorio e libertà di ascolto. La formulazione originale cita chiaramente AM/FM e DAB+, ma non per escludere il resto — bensì per ribadire il diritto alla ricezione delle onde terrestri.
Oggi, invece, qualcuno tenta di riscrivere la realtà per difendere interessi privati, camuffati da “innovazione tecnologica”. È l’ennesima operazione di lobbying che non rappresenta il settore, ma una cerchia chiusa che copia e incolla istanze già formulate da OMItaliane oltre un anno fa ha giocato d’anticipo sul dibattito che oggi qualcuno ripropone con “copia e incolla” e lo sbandiera come “nuovo”
Basti leggere la citazione corretta di AGCOM a pagina 7 della Segnalazione al Governo ai sensi dell’articolo 1, comma 6, lettera c), n. 1 della legge 31 luglio 1997, n. 249 in materia di interoperabilità dei ricevitori autoradio di cui all’articolo 98-vicies sexies e all’allegato 11 del Codice delle comunicazioni.
“In ragione di ciò, è emersa l’esigenza di una revisione della predetta normativa con l’obiettivo di dotare di autoradio, in grado di ricevere le trasmissioni sonore in tutte le tecnologie analogiche e digitali AM, FM e DAB+, anche le moderne autovetture che presentano sistemi integrati di infotainment connessi tramite banda larga, al fine di garantire un accesso diffuso e continuo ai servizi di radiodiffusione sonora su tutto il territorio nazionale.“
QUI > http://Segnalazione Governo 19 04 25 DAB radio.pdf la versione integrale. di seguito vedremo l’interpretazione “manipolata” dal MIMIT.
1) OMITALIANE AVEVA AVVERTITO TUTTI — 2 ANNI DI ANTICIPAZIONE E UNA VISIONE CHIARA

OMItaliane è stata la prima, già due anni fa, a chiedere il riconoscimento pieno di tutte le piattaforme radiofoniche come parte integrante del servizio di radiodiffusione pubblica e privata.
Mentre altri inseguivano mode o strategie commerciali, la nostra assocazione lavorava per difendere l’interoperabilità: AM, FM, DAB+ e DRM come pilastri complementari, non concorrenti.
Oggi quella visione — lungimirante, tecnica e culturale — torna prepotentemente attuale, mentre una parte del settore tenta di limitare la radio a un unico standard, eliminando con un colpo di penna decenni di progresso, ricerca e pluralismo.
2) LA LEGGE DEL 2017 PARLA CHIARO: AM/FM E ALMENO UN PROTOCOLLO DIGITALE — DAB+ E DRM SONO ENTRAMBI LEGITTIMI
Non ci sono margini per l’ambiguità: la legge del 2017 ha stabilito che tutti i ricevitori devono garantire la ricezione AM/FM e almeno un protocollo digitale.
L’Europa e l’Italia hanno individuato DAB+ e DRM come tecnologie complementari, equivalenti sul piano normativo, diverse per campo di applicazione ma unite dallo stesso principio di accesso universale.
3) AGCOM E IL TAVOLO TECNICO: IL DRM TORNA AL CENTRO DEL DIBATTITO
La delibera 110/25 di Agcom ha già calendarizzato l’apertura del tavolo tecnico per la valutazione dei protocolli digitali, incluso il DRM, come previsto dalla legge.
In quell’occasione si discuteranno i parametri di sperimentazione, le procedure di assegnazione e il coordinamento tecnico nazionale per la radiodiffusione in onde medie.
Il DRM, che molti fingono di ignorare, è oggi la vera chiave di accesso a un futuro equilibrato e democratico della Radio: economico, sostenibile e compatibile con la rete esistente.
4) PIU’di 30 EMITTENTI IN ONDE MEDIE — UNA CRESCITA REALE, NON UN FENOMENO DI NICCHIA
Oggi più di 30 gli operatori e gli editori attivi in onde medie in Italia, e il numero continua a crescere.
Parliamo di emittenti territoriali fondamentali, spesso uniche nel fornire informazione locale, cultura e musica indipendente.
Sono loro, con i loro format originali e non allineati, a mantenere vivo il vero spirito della radiofonia: quello che sfugge all’appiattimento industriale del DAB+ e dell’FM commerciale.
Sono queste voci che hanno raccolto l’eredità lasciata vuota dopo l’abbandono scellerato della RAI dalla piattaforma AM, scelta che ha disgregato il servizio pubblico e indebolito il pluralismo sonoro nazionale.
5) IL DRAMMA DELL’ABBANDONO: LA RAI HA CHIUSO, MA LA RADIO NON È MORTA

L’abbandono della RAI delle onde medie non è stata un’evoluzione: è stato un suicidio culturale e tecnologico.
Una mossa che ha lasciato milioni di ascoltatori senza segnale, privato le aree rurali e montane di un canale stabile e cancellato un patrimonio di infrastrutture costruito in decenni.
Ma dove la RAI ha fallito, gli editori indipendenti hanno reagito. Oggi le onde medie sono tornate a pulsare, e con l’arrivo del DRM si preparano a una rinascita che smentisce ogni previsione di declino.
6) IL DRM È GIÀ REALTÀ: AUTORIZZAZIONI CONCESSE E TEST IMMINENTI
Non si parla più di teoria: quattro emittenti italiane hanno già ricevuto il nulla osta per le prime trasmissioni DRM in onde medie.
Le sperimentazioni partiranno a breve e segneranno il primo passo concreto verso una radio digitale di nuova generazione accessibile, libera e aperta.
Il DRM non è solo un’alternativa: è la tecnologia che permette di valorizzare l’infrastruttura AM esistente, abbattendo consumi, costi e barriere tecniche.
7) LE LOBBY DELL’AUTOMOTIVE E IL RISCHIO DI UNA RADIO PRIVATIZZATA

Il problema è chiaro: mentre la Radio evolve, l’industria dell’automotive continua a bypassare la normativa eliminando i ricevitori radio fisici dai nuovi veicoli, sostituendoli con sistemi di infotainment che dipendono da connessioni IP e abbonamenti.
È una deriva pericolosa: privatizzare la Radio significa consegnare il diritto all’ascolto ai colossi tecnologici, trasformando un servizio universale in un prodotto a pagamento.
È un attentato alla libertà di informazione e al pluralismo che nessuno, né Agcom né il Governo, può ignorare ancora.
8) IL MIMIT OMETTE l’AM NELLA NOTIFICA 2025/0550/IT
Il MIMIT, che dovrebbe — e sottolineiamo dovrebbe — essere il garante dell’equilibrio, dell’interoperabilità e della piena funzionalità di tutte le piattaforme radiofoniche, si dimostra ancora una volta incoerente con il proprio ruolo istituzionale. Nella recente Notifica 2025/0550/IT, che invitiamo chiunque a leggere con attenzione, il Ministero omette in modo sconcertante qualsiasi riferimento alle onde medie (AM), una piattaforma riconosciuta e pienamente citata da Agcom nella sua stessa segnalazione ufficiale.
Questa omissione non è una svista. È una scelta.
Un segnale chiaro e pericoloso che conferma come gli interessi delle lobby radiofoniche stiano orientando le decisioni ministeriali, spingendo verso un modello di radiodiffusione chiuso, monolitico e controllato da pochi soggetti.
Il MIMIT, invece di garantire la parità tecnologica e tutelare tutti gli operatori, sembra piegarsi alle pressioni di chi vuole ridurre il mercato radiofonico a un campo di gioco riservato, dove solo DAB+ e FM restano citati — mentre la storica e fondamentale AM viene deliberatamente ignorata.
Questo comportamento è grave, perché mina alla base il principio di neutralità tecnologica sancito dalle normative europee e italiane. Non solo: tradisce le stesse indicazioni dell’Agcom, che nella propria relazione ha esplicitamente riconosciuto la necessità di includere tutte le tecnologie analogiche e digitali, citando espressamente AM, FM e DAB+, oltre al protocollo DRM, oggi al centro del dibattito tecnico.
Il silenzio del MIMIT sulle onde medie non è neutro.
È un atto politico, un segnale di allineamento con le lobby del DAB+ e con chi vede nella Radio non un bene comune, ma un business da controllare.
9) OMITALIANE COME FARO DI COERENZA: DALLA VISIONE AL RISULTATO
Mentre le lobby si muovono tra Milano e Roma, OMItaliane resta l’unica voce coerente e indipendente.
Ha anticipato i tempi, ha portato in sede europea istanze chiare e fondate, e ha ricordato — prima di tutti — che la Radio è un ecosistema, non una somma di standard tecnici.
Le sue battaglie per il riconoscimento di tutte le piattaforme, per il mantenimento dell’AM e per l’inclusione del DRM, sono oggi confermate dai fatti.
10) LA CHIAMATA FINALE: RIPRENDIAMOCI LA RADIO

La Radio non è una funzione accessoria dell’automobile.
Non è un pulsante dentro un infotainment.
È un diritto, un presidio di sicurezza, un canale di informazione indipendente.
La Radio, repubblicana e democratica, unisce e appartiene a chi la vive, la ascolta, la costruisce ogni giorno