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Spagna: lo Stato a tutela della sicurezza e della coesione nazionale| OMItaliane

Fonte la Stampa

Una tecnologia che resiste

In un’epoca dominata dalla radio digitale e dallo streaming, la Spagna ha scelto di non spegnere le onde medie (AM), ma anzi di mantenerle attive e strategiche. Le principali emittenti pubbliche, come Radio Nacional de España (RNE), continuano a trasmettere in AM. È una scelta non solo tecnica, ma politica: in Spagna l’AM è ancora considerata infrastruttura di sicurezza nazionale.

Un servizio pubblico coperto da fondi statali

Il mantenimento delle onde medie è sostenuto economicamente dallo Stato spagnolo. RTVE, il servizio radiotelevisivo pubblico, riceve contributi annuali per garantire:

  • copertura informativa uniforme sul territorio,
  • ridondanza tecnologica in caso di emergenza (blackout, cyberattacchi, calamità naturali),
  • accesso all’informazione anche in aree rurali e isolate.

Nel 2023, il Ministero della Transizione Digitale spagnolo ha stanziato oltre 15 milioni di euro per sostenere infrastrutture di comunicazione radiofonica strategica, incluse le emittenti AM. Una parte di questi fondi è destinata anche a emittenti private che collaborano al sistema d’allerta nazionale, in un’ottica di pluralismo e resilienza.

L’AM come risorsa per la sicurezza e la diplomazia

La capacità di penetrazione delle onde medie le rende un canale unico per la diffusione di messaggi d’allerta e di pubblica utilità. Non a caso, le trasmissioni AM sono integrate nel sistema spagnolo di gestione delle emergenze (Plan Estatal de Protección Civil), e rappresentano anche un canale di proiezione internazionale, ascoltato in Marocco, Algeria e Sud della Francia. Questo aspetto rafforza il soft power spagnolo attraverso l’informazione pubblica.

Italia: una scelta scellerata e miope

Mentre in Spagna le onde medie sono considerate una risorsa strategica da proteggere, l’Italia ha seguito la direzione opposta, con una scelta che molti osservatori definiscono scellerata e irresponsabile. Il 11 settembre 2022, la RAI ha spento definitivamente tutti i suoi trasmettitori in onde medie, chiudendo un servizio pubblico essenziale che aveva garantito per decenni la copertura radiofonica anche nelle zone più isolate.

La decisione è arrivata senza consultazione pubblica, senza una transizione alternativa, e senza riconoscere il valore di resilienza di questa tecnologia, soprattutto in un’epoca segnata da crisi climatiche, emergenze umanitarie e minacce digitali.

A oggi, nessun piano di emergenza nazionale italiano prevede la radiodiffusione in AM come canale ridondante in caso di blackout o attacco alle reti digitali. Al contrario, la Spagna ha integrato l’AM nel proprio sistema di protezione civile. Il risultato è che l’Italia ha rinunciato a una delle poche tecnologie capaci di funzionare sempre e ovunque, con una copertura nazionale stabile, a basso costo per l’utente e priva di vincoli infrastrutturali.

Un modello da seguire

La scelta spagnola mostra che le onde medie non sono obsolete, ma possono essere una componente fondamentale del servizio pubblico moderno. In un contesto di transizione digitale, dove la dipendenza da reti IP è sempre maggiore, l’AM rappresenta una rete indipendente e robusta, con bassi costi di ricezione e ampia compatibilità.

L’Italia potrebbe trarre ispirazione da questo modello, le emittenti AM private dovrebbero essere integrate nei piani di comunicazione d’emergenza e prevedendo incentivi concreti per sostenere la pluralità dell’informazione e la resilienza tecnologica sopratutto in DRM, mantenendo il ricevitore ad onde medie anche nella modalità digitale nelle autoradio.

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